L’incredibile vicenda di un magistrato beccato nel bagno di un cinema. Arrestato. Condannato in primo grado, assolto. E poi pure promosso. Episodio raccontato nel libro “Magistrati l’Altra casta” di Stefano Livadiotti
Roma, 31 agosto 2014 – Quella che segue è una storia incredibile. Ma vera. Una storia emblematica. Una storia che testimonia come la legge non sia uguale per tutti, specie se l’accusato indossa la toga.
«Sono le 18 di un freddo pomeriggio di dicembre quando X, rispettabile magistrato di Corte d’appello con funzioni di giudice del Tribunale di Milano, fa il suo ingresso nella sala dell’Ariel, piccolo cinema all’estrema periferia occidentale di Roma. Sullo schermo proiettano il western “La stella di latta”. Ma (…) a X, che ha ormai 41 anni suonati, dei cow-boy non frega proprio un fico secco (…) è in cerca di tutt’altro. Così, dopo aver scrutato a lungo nel buio della platea, individua il suo obiettivo. E, quatto quatto, scivola sulla poltroncina accanto a quella occupata dal quattordicenne I.M. Quello che succede in seguito lo ricostruisce il verbale della pattuglia del commissariato Monteverde». Sul posto c’è un appuntato di Ps fuoriservizio, il quale, recita il verbale “riferiva che verso le 19, mentre assisteva in sala alla proiezione del film, aveva sentito gridare dalla zona toilette: ’zozzone, zozzone, entra in direzione!’. Accorso, aveva trovato il teste Z. che, indicandogli i due, affermava di averli sorpresi all’interno di uno dei box dei gabinetti, intenti in atti di libidine (…) Il minorenne, a sua volta, raccontava che era seduto nella platea del cinema quando un individuo si era collocato sulla sedia vicina: poco dopo questi aveva allungato un mano toccandogli dall’esterno i genitali. Egli aveva immediatamente allontanato quella mano e l’uomo se n’era andato. Ma dopo dieci minuti era ritornato, rinnovando la sua manovra. Questa volta egli aveva lasciato fare e allora l’uomo gli aveva sussurrato all’orecchio la proposta di recarsi con lui alla toilette, promettendogli del denaro. Egli s’era alzato senz’altro, dirigendosi alla toilette, seguito dall’uomo. Entrati nel box, l’uomo gli aveva sbottonato i calzoni, ed estratto il pene lo aveva preso in bocca”».
«Ma la storia che comincia nella sala dell’Ariel giovedì 13 dicembre 1973, per concludersi ingloriosamente 8 anni dopo, va ben oltre lo squallido episodio di cronaca (…). Quel giorno, e non potrebbe essere altrimenti, X viene arrestato. Vostro Onore cerca disperatamente di negare l’evidenza. S’arrampica sugli specchi, raccontando di aver pensato che il ragazzino si sentisse male e di averlo quindi seguito nel bagno proprio per assisterlo. Ma (…) l’istruttoria conferma la versione della polizia. Così, il Tribunale di Grosseto rinvia a giudizio X per atti osceni e corruzione di minore. E, il 28 dicembre 1973, si muove anche la sezione disciplinare del Csm, che lo sospende dalle funzioni. X sembra davvero un uomo finito. Ma non è così. Il 21 gennaio 1976, il verdetto offre la prima sorpresa (…) Il tribunale della ridente cittadina dell’alta Maremma ritiene che, “atteso lo stato del costume”, l’atto compiuto da X nella sala del cinema vada considerato soltanto come contrario alla pubblica decenza. Come, “atteso lo stato del costume”? Cosa succedeva all’epoca nei cinema di Grosseto: erano un luogo di perdizione e nessuno lo sapeva? Boh. Andiamo avanti: “Conseguentemente, mutata la rubrica nell’ipotesi contravvenzionale di cui all’articolo 726 del codice penale, lo condanna alla pena di un mese di arresto. Per quanto poi riguarda la seconda parte dell’episodio, esclusa la procedibilità ex officio, essendo ormai il fatto connesso con una contravvenzione, proscioglie il X per mancanza di querela dal delitto di corruzione”. Ma sia X sia il procuratore generale presentano ricorso . «Si arriva così all’8 marzo 1977, quando a pronunciarsi è la corte d’appello di Firenze, che ribalta il precedente giudizio. Ma lo fa a modo suo. Per i giudici di secondo grado, quelli di X sono atti osceni. Però, siccome il primo approccio con il ragazzino è avvenuto nella penombra e l’atto sessuale si è poi consumato nel chiuso del gabinetto, il fatto non costituisce reato. X se la cava con una condanna a 4 mesi, con la condizionale, per la sola corruzione di minori. E di nuovo, non contento, ricorre (…) Il 30 marzo 1979 “la Corte suprema annulla senza rinvio limitatamente al delitto di corruzione di minorenne, a seguito dell’estinzione del reato in virtù di sopravvenuta amnistia”.
«Sono le 18 di un freddo pomeriggio di dicembre quando X, rispettabile magistrato di Corte d’appello con funzioni di giudice del Tribunale di Milano, fa il suo ingresso nella sala dell’Ariel, piccolo cinema all’estrema periferia occidentale di Roma. Sullo schermo proiettano il western “La stella di latta”. Ma (…) a X, che ha ormai 41 anni suonati, dei cow-boy non frega proprio un fico secco (…) è in cerca di tutt’altro. Così, dopo aver scrutato a lungo nel buio della platea, individua il suo obiettivo. E, quatto quatto, scivola sulla poltroncina accanto a quella occupata dal quattordicenne I.M. Quello che succede in seguito lo ricostruisce il verbale della pattuglia del commissariato Monteverde». Sul posto c’è un appuntato di Ps fuoriservizio, il quale, recita il verbale “riferiva che verso le 19, mentre assisteva in sala alla proiezione del film, aveva sentito gridare dalla zona toilette: ’zozzone, zozzone, entra in direzione!’. Accorso, aveva trovato il teste Z. che, indicandogli i due, affermava di averli sorpresi all’interno di uno dei box dei gabinetti, intenti in atti di libidine (…) Il minorenne, a sua volta, raccontava che era seduto nella platea del cinema quando un individuo si era collocato sulla sedia vicina: poco dopo questi aveva allungato un mano toccandogli dall’esterno i genitali. Egli aveva immediatamente allontanato quella mano e l’uomo se n’era andato. Ma dopo dieci minuti era ritornato, rinnovando la sua manovra. Questa volta egli aveva lasciato fare e allora l’uomo gli aveva sussurrato all’orecchio la proposta di recarsi con lui alla toilette, promettendogli del denaro. Egli s’era alzato senz’altro, dirigendosi alla toilette, seguito dall’uomo. Entrati nel box, l’uomo gli aveva sbottonato i calzoni, ed estratto il pene lo aveva preso in bocca”».
«Ma la storia che comincia nella sala dell’Ariel giovedì 13 dicembre 1973, per concludersi ingloriosamente 8 anni dopo, va ben oltre lo squallido episodio di cronaca (…). Quel giorno, e non potrebbe essere altrimenti, X viene arrestato. Vostro Onore cerca disperatamente di negare l’evidenza. S’arrampica sugli specchi, raccontando di aver pensato che il ragazzino si sentisse male e di averlo quindi seguito nel bagno proprio per assisterlo. Ma (…) l’istruttoria conferma la versione della polizia. Così, il Tribunale di Grosseto rinvia a giudizio X per atti osceni e corruzione di minore. E, il 28 dicembre 1973, si muove anche la sezione disciplinare del Csm, che lo sospende dalle funzioni. X sembra davvero un uomo finito. Ma non è così. Il 21 gennaio 1976, il verdetto offre la prima sorpresa (…) Il tribunale della ridente cittadina dell’alta Maremma ritiene che, “atteso lo stato del costume”, l’atto compiuto da X nella sala del cinema vada considerato soltanto come contrario alla pubblica decenza. Come, “atteso lo stato del costume”? Cosa succedeva all’epoca nei cinema di Grosseto: erano un luogo di perdizione e nessuno lo sapeva? Boh. Andiamo avanti: “Conseguentemente, mutata la rubrica nell’ipotesi contravvenzionale di cui all’articolo 726 del codice penale, lo condanna alla pena di un mese di arresto. Per quanto poi riguarda la seconda parte dell’episodio, esclusa la procedibilità ex officio, essendo ormai il fatto connesso con una contravvenzione, proscioglie il X per mancanza di querela dal delitto di corruzione”. Ma sia X sia il procuratore generale presentano ricorso . «Si arriva così all’8 marzo 1977, quando a pronunciarsi è la corte d’appello di Firenze, che ribalta il precedente giudizio. Ma lo fa a modo suo. Per i giudici di secondo grado, quelli di X sono atti osceni. Però, siccome il primo approccio con il ragazzino è avvenuto nella penombra e l’atto sessuale si è poi consumato nel chiuso del gabinetto, il fatto non costituisce reato. X se la cava con una condanna a 4 mesi, con la condizionale, per la sola corruzione di minori. E di nuovo, non contento, ricorre (…) Il 30 marzo 1979 “la Corte suprema annulla senza rinvio limitatamente al delitto di corruzione di minorenne, a seguito dell’estinzione del reato in virtù di sopravvenuta amnistia”.
Ma non finisce qui. Come scrive in «Il golpe dei giudici» nel ’94 l’avvocato ed ex parlamentare radicale Mauro Mellini ( anche ex consigliere Csm ): «”A conclusione della vicenda X non solo aveva ripreso servizio, ma era stato valutato positivamente per la promozione a consigliere di Cassazione, conseguendo però tale qualifica con un ritardo di molti anni. E, avendo cumulato nel frattempo molti scatti di anzianità sul suo stipendio di consigliere d’appello, si trovò per il principio del trascinamento a portarsi dietro, nella nuova qualifica, lo stipendio più elevato precedentemente goduto grazie a tali scatti e a essere quindi pagato più di tutti i suoi colleghi promossi in tempi normali. Questi ultimi, allora, grazie all’istituto del galleggiamento, ottennero un adeguamento della loro retribuzione al livello goduto dal nostro magistrato (…) Pare che tale marchingegno abbia comportato per lo stato un onere di oltre 70 miliardi”. Tanto è costato ai cittadini italiani il caldo pomeriggio del pedofilo in toga».
Fonte Il Tempo
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