- di Daniele Di Luciano –
Persino il Telegraph ha ammesso che il video potrebbe essere falso.
Quando il 19 agosto è apparso in rete il video in cui i militanti dell’ISIS decapitavano il giornalista James Foley, ci siamo accorti subito che qualcosa non andava. Il giorno successivo abbiamo pubblicatoquest’analisi.
Da alcuni siamo stati insultati ed etichettati come “soliti complottisti”. Ovviamente c’era da aspettarselo: le persone che credono a tutto ciò che vedono in TV, senza porsi mezza domanda, esisteranno sempre. A stupirci è stato invece l’articolo che è uscito il 25 agosto sul Telegraph dal titolo: “Il video omicidio di Foley ‘potrebbe essere una messa in scena‘”.
Ne traduco un brano: “Uno studio del filmato realizzato da una società scientifica internazionale forense, che ha lavorato per le forze di polizia in Gran Bretagna, ha suggerito che l’inganno sia stato possibile grazie a tecniche di post-produzione”.
Hai capito la società scientifica internazionale forense? Hanno studiato il filmato per capire ciò che qualsiasi persona dotata di buon senso aveva già compreso da qualche giorno.
Gli esperti si sono accorti anche che verrebbe tagliata una gola senza che fuoriesca una goccia di sangue. Traduco sempre l’articolo del Telegraph: “Prima che l’immagine sfumi in nero, si può vedere il coltello che passa almeno sei volte sul collo, senza che ne esca del sangue”.
Io aumenterei lo stipendio di questi analisti così in gamba. Chissà quant’avranno studiato per sapere che se ti tagli il collo ti deve uscire del sangue… Subito dopo però, sì tanta spudorata acutezza scompare: “Gli analisti ritengono che il jihadista britannico nel video non può essere stato l’assassino di James Foley, anche se si ammette che il giornalista sia stato assassinato“.
Il filmato è falso ma il morto è vero?
Se si pensa che il filmato sia una montatura e che la scena del taglio della gola sia recitata, come si può ammettere che il giornalista sia stato assassinato? Ovviamente nessuno può sapere se dopo il filmato sia stato veramente ammazzato. Potrebbero averlo ucciso… ma anche no. L’unica cosa che sappiamo è che il filmato è una messa in scena.
Il corpo decapitato che viene inquadrato al termine del video non può essere una prova decisiva. Altrimenti dovremmo anche credere che tutti gli attori decapitati di questi film horror siano veramente morti. Se io fossi un familiare di James Foley nutrirei ancora qualche speranza. In fondo, se volevano decapitarlo, perché non l’hanno fatto vedere? Perché non decapitarlo davanti alla videocamera? Perché mettere in scena il teatrino in cui l’uomo nero finge di decapitare l’ostaggio (rischiando anche di essere sgamati, com’è infatti successo)?
A proposito dei familiari di Foley…
I familiari di Foley sono invece rassegnati. Per quanto mi risulti, non hanno mai chiesto spiegazioni riguardo all’analisi degli esperti riportata dal Telegraph. Se morisse mio figlio in quel modo, cercherei di andare a fondo il più possibile. Caspiterina, degli “esperti” dicono che il filmato è una messa in scena e io continuo a credere che sia morto come quando gli esperti pensavano che il video fosse autentico?
Migliaia di americani hanno pensato persino che la famiglia di Foley, apparsa più di una volta nelle TV USA, fosse composta da attori. Nel video che segue vengono intervistati in diretta il fratello e la sorella del giornalista che è appena stato sgozzato e decapitato nel più brutale dei modi.
Domanda: quante possibilità ci sono che una tv nazionale vi riprenda in diretta mentre siete a casa vostra e proprio in quel momento si stacchi un quadro dalla parete? Sicuramente poche. Le possibilità aumenterebbero se invece di casa vostra vi trovaste su un set appena montato.
Seconda domanda: se un quadro alle vostre spalle si stacca improvvisamente facendo quel rumore, voi non vi voltereste per controllare cosa diavolo sia stato? A meno che, ed è alquanto improbabile, non siate abituati ai rumori di quadri che si staccano…
In quest’altro video viene posto l’accento sulle espressioni dei familiari. In particolare sul volto della sorella del giornalista brutalmente decapitato che sorride. Sembra quasi che non riesca a trattenere le risate…
Il filmato della seconda decapitazione.
Nel filmato in cui viene decapitato Steven Sotloff – che, se volete, potete vedere cliccando qui – ritroviamo gli stessi identici elementi del primo video.
All’inizio viene mostrato un discorso di Obama (come nel primo video). Poi c’è il titolo: “A second message to America” (titolo non troppo originale per il sequel di “A message to America”…). Subito a seguire il discorso del condannato a morte (discorso freddo e impassibile, quasi rilassato, esattamente come quello di James Foley). Prima della scena clou, come da prassi, la parola passa al boia e subito dopo arriva “l’esecuzione”. Ancora una volta viene montata una dissolvenza in nero prima che si possa vedere mezza goccia di sangue. Segue l’inquadratura del cadavere di Sotloff e, per finire, viene mostrato il prossimo ostaggio che, si minaccia, potrebbe essere il protagonista de “A third message to America”.
Paradosso #1
Mettetevi nei panni di un terrorista. Cosa dovrebbe fare un terrorista? Io non lo so ma secondo laTreccani dovrebbe “incutere terrore”. Fidiamoci della Treccani e chiediamoci: come mai questi terroristi tagliano le scene che più dovrebbero terrorizzare? Che razza di terroristi sono? Sono forse terroristi con conflitti morali che si preoccupano di non turbare troppo la sensibilità degli occidentali?
Non solo: il video della seconda decapitazione è uscito dopo la notizia riportata dal Telegraph e rimbalzata su tutti i quotidiani del mondo. In Italia, ad esempio, ci hanno pensato sia il Messaggero cheLibero.
Ora, torniamo nei panni di un terrorista: se tu vuoi terrorizzare il mondo decapitando un giornalista ma il mondo pensa che il filmato sia falso perché non si vede una goccia di sangue, anche se sei un terrorista iper sensibile, faresti mai un secondo video identico al primo in cui non si vede una goccia di sangue? Invece di incutere terrore, rischieresti di far ridere.
L’unica spiegazione è che i terroristi non leggono la stampa occidentale.
Paradosso #2
Questo è ancora più grosso del #1. Chiunque si occupi un minimo di fare informazione, avrà avuto modo di leggere l’analisi degli esperti pubblicata in principio sul Telegraph. Sicuramente i giornalisti e i giornalai l’avranno letta o l’avranno vista riproposta da decine e decine di siti in tutte le lingue. Basta cercare su Google “decapitazione messa in scena” per capire che se n’è parlato parecchio.
Ora mettiamoci nei panni di un giornalista (che dopo essere stati nei panni di un terrorista, potrebbe non notarsi la differenza…): se vieni a sapere che il video di una decapitazione è una messa in scena e dopo qualche giorno vedi che è uscito il video di una seconda decapitazione identico al primo, cosa pensi?
A) Questa volta il video, essendo identico a quello che sembrava una messa in scena, è sicuramente autentico.
B) Potrebbe essere una messa in scena anche questo.
C) Il video non incute molto terrore quindi, quasi quasi, ci penso io a scriverci un articolo veramente terrorizzante.
Io, sinceramente, penserei B. Ma, guardando i titoli dei giornali, sembrerebbe che i giornalisti abbiano pensato A e C.
La società scientifica internazionale forense questa volta non si è espressa. Eppure il video è uguale. Sembra che invece di cercare la verità, si voglia quasi assecondare una regia occulta (è proprio il caso di dirlo) che cerca dei pretesti per i propri loschi affari.
…E la nostra superficialità è sicuramente gradita ai registi.
Tratto da:http://www.morasta.it/
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