domenica 14 settembre 2014

I nostri parlamentari si sono dimezzati l’aliquota irpef…E l’ITALIANO MUORE DI FAME!I PARTICOLARI

I partiti politici italiani a montecitorio sono tutti uguali…ormai non è u mistero…  Non hanno mai smesso di essere dissenti su vari fronti, la legge elettorale, le riforme da attuare ecc… hanno sempre battibeccato arrivando spesso, a parole pesanti e gravi insulti…Non su tutto è cos’!!! Su un fronte infatti, hanno lavorato tutti insieme appassionatamente, tovandosi d’accordo senza neppure dire A!
L’obiettivo era quello di garantire un trattamento fiscale di straordinario privilegio ai  rappresentanti in parlamento (ma le stesse regole sono previste anche per gli onorevoli regionali). Ed è stato perfettamente centrato, con un lavorìo rimasto sempre sotto traccia. Nessuno ne ha parlato…tutto è stato taciuto fino a lavoro terminato…OVVIAMENTE!
Oltre a ritrovarsi con le tasche piene zeppe di soldi, adesoso hanno pensato bene di usufruire anche di sgravi fiscali. I quali sono ancora più scandalosi. Come si può tollerare una cosa del genere?! Le famiglie italiane sono sempre più in ginocchi, i loro portafogli sono sempre più vuoti..e loro cosa fanno…SI AGEVOLANO FISCALMENTE…
La retribuzione complessiva di chi siede sulle poltrone della Camera in rappresentanza del popolo italiano è sottoposta a un’aliquota media Irpef del 18,7 per cento. Ecco come funziona, documenti ufficiali alla mano (ricavati dal sito istituzionale della Camera).
Parlamentari
Tanto per fare un esempio semplice e chiaro: prendiamo un parlamentare che non svolge altre attività ed è talmente predisposto al suo lavoro… da non saltare mai una seduta di Montecitorio. La sua indennità mensile, oggi ridotta a 10.435 euro, è  pari a 125.220 euro l’anno. Spiccioli…..
Dal testo tratto dal saggio di Stefano Livadiotti “Ladri, posiamo vedere che:
Dall’importo vengono sottratte ritenute previdenziali per 784 euro al mese (9.410 euro l’anno) come quota di accantonamento per l’assegno di fine mandato, che è esentasse, come vedremo (e come d’altronde è scritto nero su bianco nella relazione al 31 dicembre 2011 su Attività e risultati della Commissione Giovannini sul livellamento retributivo Italia-Europa).
L’onorevole subisce poi una ritenuta mensile per il trattamento pensionistico di circa 918 euro (11.019 euro l’anno). Dall’indennità parlamentare viene infine detratta una ritenuta mensile di 526 euro (6.320 euro l’anno) per l’assistenza sanitaria integrativa.
Il trattamento del deputato è però arricchito da altre quattro voci con il segno positivo, tutti benefit esentasse. La prima è la diaria, una sorta di rimborso per i periodi di soggiorno a Roma, che ammonta a 3.503 euro al mese (42.037 l’anno) e viene decurtata di 206 euro per ogni giorno di assenza. La seconda è il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, pari a 3.690 euro al mese (44.280 l’anno), che per il 50 per cento va giustificato con pezze d’appoggio (per certe voci) e per il restante 50 per cento è riconosciuto a titolo forfettario. La terza voce non è perfettamente quantificabile e deriva dal fatto che il deputato è fornito di una serie di tessere per volare, prendere treni e navi e viaggiare in autostrada senza sborsare un soldo (ai fini della nostra simulazione abbiamo ipotizzato che ciò gli consenta di risparmiare 5 mila euro tondi l’anno) e un rimborso forfettario delle spese di trasporto (ma non viaggia già gratis?) di 3.995 euro a trimestre (15.980 l’anno). La quarta voce è rappresentata da una somma a forfait mensile di 258 euro (3.098 euro l’anno) per le bollette telefoniche.
Calcolatrice alla mano, impossibile sbagliare…Il totale ammonta a 235.615 euro. Che, dedotte le ritenute previdenziali e assistenziali e i rimborsi spese documentati, si riduce a 189.431 euro. Ma per l’onorevole, come per magia, grazie ai trattamenti di favore architettati dal parlamento stesso, la base imponibile ai fini Irpef è di soli 98.471 euro e comporta il pagamento di tasse per 35.512 euro. Che corrisponde in concreto a un’aliquota media, appunto, di appena il 18,7 per cento. ECCO, QUESTE SONO LE LORO PRIORITA’ DA TRATTARE IN PARLAMENTO… ALTRO CHE LAVORO E CUNEO FISCALE PER IL CITTADINO!!!!
Qualunque altro cittadino italiano, un manager per esempio, che percepisse la stessa somma a titolo di stipendio e di benefit di analoga natura, si ritroverebbe con una base tassabile ai fini dell’imposta sul reddito di 189.431 euro e dovrebbe mettere mano al portafoglio per 74.625 euro di Irpef (con un’aliquota media del 39,4 per cento).
L’onorevole paga dunque solo il 47 per cento di quello che toccherebbe a un cittadino comune!
Ma non è finita.I parlamentari hanno pensato di trovare un escamotage per mettersi in tasca pulito pulito l’assegno di fine mandato, che dovrebbe invece essere sottoposto a tassazione in base all’articolo 17, comma 1, lettera a del Tuir (Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917).
Trattandosi di contributi previdenziali, la somma viene dedotta annualmente dal reddito da tassare, nel presupposto che ciò avverrà poi al momento della consegna dello chèque. L’articolo 17, comma 1 del D.P.R. 917/86 prevede, come per il Tfr dei lavoratori, una tassazione separata dell’assegno di fine mandato, per evitare che si sommi al reddito dell’anno in cui viene incassato, facendo così scattare un’aliquota fiscale più alta.
Ma c’è un’altra disposizione (contenuta nell’articolo 19, comma 2 bis del Tuir) che riguarda il metodo di tassazione separata dell’indennità spettante ai dipendenti pubblici (buonuscita per gli statali) e agli assimilati (soci lavoratori delle cooperative, sacerdoti e parlamentari): prendiamo il caso di un dipendente pubblico, la cui indennità di buonuscita è alimentata da un contributo obbligatorio a carico del lavoratore nella misura del 2,5 per cento e da contributi a carico del datore di lavoro del 7,10, per un totale del 9,60 per cento. Il contributo pubblico del 7,10 per cento corrisponde al 73,96 del 9,60 per cento. Quindi al travet verrà tassato il 73,96 per cento della buonuscita.
Fonte:http://jedasupport.altervista.org/

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