Alcuni operatori sanitari di Foya, nel nordovest della Liberia, portano a bruciare il corpo di una donna morta di ebola, il 15 luglio 2014. (Ahmed Jallanzo, Epa/Corbis)
Dal 29 luglio la Liberia ha ordinato la chiusura di gran parte delle sue frontiere, ha vietato gli assembramenti in luoghi pubblici e ha annunciato lo stato di quarantena di alcune zone del paese per cercare di contenere il dilagare dell’epidemia di ebola.
In tutta l’Africa occidentale i morti, da gennaio, sono ormai 670 e i casi accertati più di 1.200: è la più grave epidemia di ebola della storia. La pandemia, cominciata in Guinea probabilmente già a gennaio, ha contagiato prima la Liberia e poi la Sierra Leone. Particolare preoccupazione ha destato la morte di un cittadino liberiano arrivato a Lagos, la più grande città della Nigeria, il 22 luglio. Il fatto che il virus sia arrivato nel popolatissimo stato africano ha scatenato l’allarme di tutti i paesi della regione e non solo. L’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile ha annunciato nuovi controlli soprattutto per i voli i partenza dalle zone a rischio e l’Unione europea ha deciso lo stanziamento di altri due milioni di euro, arrivando quasi a quattro milioni, per affrontare la crisi sanitaria. Il governo britannico ha indetto una riunione di emergenza.
Vittime esperte. Molte delle vittime fanno parte del personale medico o paramedico.In Liberia è morto il 27 luglio Samuel Brisbane, uno dei più esperti medici del paese, che ha contratto il virus curando i pazienti al John F. Kennedy memorial medical center di Monrovia. Sempre nella capitale liberiana sono attualmente in quarantena due cittadini statunitensi: Kent Brantly, 33 anni, medico di Samaritan’s Purse, e Nancy Writebol, una missionaria di Serving in mission. Entrambi erano nel paese da circa un anno e con le due associazioni umanitarie stavano assistendo i malati di ebola. In Sierra Leone è morto il 29 luglio il dottor Sheik Umar Khan, 39 anni. Era un noto infettivologo, esperto in febbri emorragiche: il contagio è avvenuto nell’ospedale di Kailahun, alla frontiera con la Guinea, dove sono morte anche tre infermiere. Dopo il contagio era stato trasferito in un centro di Medici senza frontiere.
Proprio Msf continua a lanciare allarmi: secondo il direttore delle operazioni, Bart Janssens, questa epidemia “è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo. Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c’è il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti”.
Da dove viene ebola. Trasmessa forse dai pipistrelli, l’infezione si contagia tra gli esseri umani tramite il contatto con i fluidi corporei, come sangue o secrezioni, anche nel caso di persone defunte. Non esiste né cura né vaccino per il virus, che si manifesta con febbre alta, diarrea, vomito, affaticamento e talvolta emorragie: la mortalità è del 90 per cento. Secondo le autorità sanitarie l’epidemia di ebola può essere dichiarata finita solo se passano 42 giorni (il doppio del periodo d’incubazione) senza nuovi casi confermati.
Fonte:http://www.internazionale.it/
Nessun commento:
Posta un commento