«Siamo pronti a essere imprigionati e anche a morire per la nostra fede». Non esagerano i fedeli cinesi della chiesa ShuiTou Salvation nella contea di Pingyang, Wenzhou, almeno a giudicare dalle foto (pubblicate in pagina) che mostrano come la polizia cinese ha ridotto molti di loro per aver cercato di difendere la loro chiesa.
CAMPAGNA DI DEMOLIZIONE. Per 33 giorni consecutivi, i cristiani della chiesa, iscritta tra quelle ufficiali protestanti (come richiesto dal partito comunista), hanno pattugliato l’edificio religioso 24 ore su 24 per impedire che il partito comunista abbatta la croce che campeggia sulla sommità del luogo di culto. Come raccontato più volte da tempi.it, è in atto una nuova ondata di persecuzioni nei confronti dei cristiani nella provincia di Zhejiang, considerata più grave anche di quella avvenuta durante la Rivoluzione Culturale. Il partito comunista cinese ha già distrutto 360 tra croci e chiese in poco più di tre mesi, nel tentativo di frenare la crescita del cristianesimo nell’area e abbattere le strutture «troppo vistose».
ATTACCO DI NOTTE. Lunedì 21 luglio, alle tre di notte, 500 agenti di polizia insieme a una squadra di demolizione hanno assalito i fedeli che circondavano la chiesa, colpendoli ripetutamente con manganelli, calci e pugni. Almeno 10 persone sono state ferite gravemente, quattro sono stati portati all’ospedale. «Continueremo a fare la guardia fino alla fine», ha dichiarato un fedele a International Christian Concern. «Ci siamo divisi in due gruppi in modo da vegliare per tutta la notte». L’assalto è durato un’ora ma alla fine la polizia ha dovuto battere in ritirata.
«IN ATTESA DEL MARTIRIO». Tre cristiani, seguendo l’esempio di un pastore che si è dimesso dai suoi incarichi nella chiesa ufficiale di Pechino e ha iniziato uno sciopero della fame «in attesa del martirio», hanno scritto una lettera aperta: «Il mio cuore sanguina quando vedo centinaia di croci cadere una a una nella provincia di Zhejiang. Davanti ai furiosi attacchi [della polizia] non siamo sicuri di riuscire a fare la guardia alla chiesa perché non venga demolita. Prego Dio perché mi dia la forza di diventare un martire».
CRISTIANI IN AUMENTO. Secondo gli ufficiali del partito comunista della provincia di Zhejiang, «negli ultimi anni la crescita del cristianesimo è stata eccessiva e disordinata». Il partito teme che l’aumento dei cristiani minacci con le sue duemila chiese nella provincia l’autorità comunista. Nonostante il regime non abbia niente da temere dai cristiani, la crescita è stata davvero impressionante: a Wenzhou, considerata la “Gerusalemme d’Oriente”, prima dell’avvento del comunismo, nel 1949, c’erano 70 mila cristiani. Oggi, nonostante le restrizioni al culto e le persecuzioni, i cristiani sono un milione.
«NON BASTA ABBATTERE LE CROCI». Ecco perché il partito è intervenuto, abbattendo croci e chiese. «Vogliono cancellare ogni traccia del cristianesimo. Durante la Rivoluzione Culturale bruciavano le Bibbie, ma neanche allora rimuovevano le croci dalle chiese», afferma un’anziana cinese di Sanjiang, dove il governo ha demolito la grande chiesa della città. «Ma questo non basterà», dichiara un fedele di Pingyang. «Non è sufficiente abbattere una croce per cancellare il cristianesimo».
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