Governatore della Banca mondiale dal 1989 al 1995, Jean-Claude Junckerassunse dal 1995 la responsabilità di Governatore del Fondo Monetario Internazionale e di Governatore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Inoltre, dal 1995 al 2013 è stato Primo Ministro del Lussemburgo, un paradiso fiscale, dove esercitava anche le funzioni di Ministro delle Finanze, Ministro del Lavoro e Ministro del Tesoro. Dal 2005 poi Juncker entrò in carica come primo presidente permanente dell'Eurogruppo, il centro di coordinamento che riunisce i ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati che adottano l'euro, e mantenne tale incarico fino a gennaio del 2013. In tutti questi anni ha avuto quindi un ruolo centralissimo nella gestione della crisi e nella scelta delle politiche economiche e finanziarie dell'Unione Europea.
Insomma, si tratta di quanto di più vecchio potessimo aspettarci. Dopo elezioni europee in cui in Paesi come Francia e Inghilterra si è imposto il fronte euroscettico e in altri come l'Italia teoricamente ha vinto il "cambiamento", la risposta delle istituzioni comunitarie al crescente malcontento è Juncker, un vecchio insider, uno dei maggiori responsabili delle disgraziate decisioni che hanno portato l’Europa nella sua attuale empasse e un maestro del metodo Monnet. “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo di vedere cosa succede. Se non c’è nessuna protesta, perché la maggior parte delle persone non capisce cosa stiamo facendo, andiamo avanti passo dopo passo fino a quando siamo oltre il punto di non ritorno”, ha dichiarato tempo fa al “Der Spiegel”. Questo era il tasso di democrazia in Europa fino a ieri, e questo continuerà ad essere almeno per i prossimi 5 anni.
Ma oltre ad aver presieduto l'Eurogruppo Juncker, come detto, è stato anche governatore della Banca Mondiale, del FMI e della BERS, tre organismi finanziari internazionali che fanno della diffusione del neo-liberismo a livello globale il loro obiettivo principale. Privatizzazioni, riforme strutturali e apertura ai mercati in cambio di prestiti, questa è la loro ricetta. Vi ricorda qualcosa?
Ma anche in patria il nuovo presidente della Commissione Juncker ha giocato un ruolo di prim'ordine per quasi un ventennio. Qui faceva parte del Partito Popolare Cristiano Sociale, un partito di stampo democristiano e fortemente europeista. E ci mancherebbe, se oggi il Lussemburgo è il secondo gestore al mondo di fondi di investimento, dopo gli USA, lo deve proprio agli accordi europei, che gli hanno permesso di estendere i propri clienti da poche centinaia di migliaia di residenti a 350 milioni di potenziali clienti europei. A fronte di poco più di 500.000 abitanti infatti, oggi il Lussemburgo conta ben 3841 fondi domiciliati nel suo territorio che alla fine del 2013 gestivano asset per 2,4 trilioni di euro. E lo stesso discorso vale per il suo sistema assicurativo, che pesa per 4 volte il suo PIL e di un sistema bancario che gestisce asset per circa 18 volte il suo PIL. Come si può pensare che un politico proveniente da una realtà come questa, totalmente dedita alla finanza e di cui solo il 14% del PIL è generato da industria e agricoltura, possa riavvicinare le istituzioni europee all'economia reale e proporre un' efficace regolamentazione finanziaria?
Ma non è finita, c'è un'altra curiosità che riguarda il nuovo presidente della Commissione europea. Nel 2013 infatti Juncker fu costretto a dimettersi da Primo Ministro del Lussemburgo perchè coinvolto in unoscandalo a dir poco inquietante: una Commissione parlamentare presentò un report che descriveva una vera e propria "struttura di polizia segreta", che aveva compiuto migliaia di intercettazioni illegali, organizzato missioni fuori dal suo mandato, spiato politici, acquistato automobili per uso privato con denaro pubblico e accettato soldi in cambio di favori. Insomma, è questa gente che dovrebbe salvarci dalla nostra classe politica corrotta e parassitaria? Siamo messi proprio bene.
Chi ha votato il PD di Renzi alle ultime Europee sapeva che con questa scelta avrebbe avallato la nomina di un presidente della Commissione che rappresenta la personificazione del liberismo, degli interessi finanziari e di tutte le politiche di rigore e austerity imposte da Bruxelles negli ultimi anni? Sapeva che avrebbe votato per un candidato proposto dalla Merkel unicamente per mantenere lo status quo? Vogliamo sperare di no, ma soprattutto vogliamo sperare che se ne inizi a rendere conto prima di ripetere lo stesso errore.
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