mercoledì 13 agosto 2014

New York Times: Obama non bombarda l’Isil per ragioni umanitarie

I jihadisti si trovano a pochi chilometri dal conquistare la città curda di Ibril. Se ciò avvenisse cadrebbe nelle mani dell’Isil anche il gigantesco consolato Usa, con i suoi migliaia di dipendenti. A tre mesi dalle elezioni Obama vuole evitare che si ripetano i fatti della caduta del consolato Usa a Bengasi, in Libia.


di Franco Fracassi
Il presidente statunitense Barak Obama da l'annuncio dell'inizio dei bombardamenti sull'Iraq poco prima di salire sul Marine One, che lo porterà in vacanza sull'isola di Martha's Vineyard.
Il bombardamento Usa sul nord dell'Iraq è intenso.
«Il consolato americano a Ibril ospita migliaia di cittadini statunitensi». Citando fonti interne al Pentagono, il “New York Times” accusa il presidente Usa Barak Obama di non bombardare i jihadisti dell’Isil per impedire l’eccidio di decine di migliaia di cristiani e di curdi, bensì per proteggere le istallazioni della Cia nella città curda di Ibril e «non ripetere il disastro accaduto al consolato di Bengasi due anni fa».

L’11 settembre 2012 centinaia di miliziani del gruppo jihadista Ansar al Sharia assaltò il consolato statunitense nella città libica di Bengasi. Morirono quattro diplomatici, tra cui l’ambasciatore a Tripoli Chris Stevens. Due mesi dopo si venne a sapere che la Cia era a conoscenza del pericolo imminente, ma non venne presa alcuna contromisura per non rovinare l’idea che era stata fatta passare nell’opinione pubblica: in Libia la guerra contro il cattivo regime di Gheddafi era stata vinta e al suo posto nel Paese nordafricano era stato installato un governo saggio, con il pieno controllo del territorio. In seguito a questa scoperta il direttore della Cia David Petraeus fu costretto alle dimissioni. Se si fosse venuto a sapere solo quattro giorni prima (le elezioni presidenziali si tennero il 6 novembre) Obama non sarebbe stato rieletto.

Ibril è il principale punto d’ascolto della Siria da parte dei servizi segreti Usa. Nel capoluogo curdo (il cui leader Massoud Barzani è legato a doppio filo alla Casa Bianca) si trova una gigantesca sede diplomatica, che ospita migliaia di cittadini statunitensi, oltre che centinaia di agenti dei servizi e centinaia antenne per l’ascolto e computer sofisticatissimi. Secondo le ultime informazioni in arrivo dall’Iraq, l’Isil si troverebbe a poca distanza dalla città curda.

Secondo il “New York Times”, se Ibril dovesse cadere nelle mani dell’Isil, e con essa il consolato Usa, questa volta Obama non resisterebbe allo scandalo.

Si vota per le elezioni di mezzo termine il prossimo 4 novembre. I sondaggi indicano una possibile perdita del Senato da parte dei democratici in favore dei repubblicani. Se accadesse Obama si ritroverebbe a governare gli ultimi due anni della sua presidenza con il Congresso completamente ostile. E se Ibril dovesse cadere in mano all’Isil accadrà di sicuro.

Non è per salvare i cristiani ed evitare un massacro senza precedenti che Obama ha ordinato di bombardare l’Iraq.
Fonte:http://popoffquotidiano.it/

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