domenica 31 agosto 2014

Terrorismo, il Viminale: "Ecco gli obiettivi degli jihadisti. Nel mirino anche le scuole"

Terrorismo, il Viminale: "Ecco gli obiettivi degli jihadisti. Nel mirino anche le scuole"
L'ombra lunga della minaccia islamica si allunga sull'Italia. Dal Viminale, negli ultimi giorni, sono partite cinque circolari di allerta. Sono state inviate a prefetti, questori e forze di polizia di tutto il Belpaese (la prima risale al giorno della decapitazione di Foley, il 20 agosto). Nel documento si chiede "con effetto immediato" il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza. Ma non solo. Nei documenti, infatti - soprattutto dopo la decisione del governo di inviare armi ai peshmerga curdi - si chiede di intensificare l'attività di prevenzione contro attacchi terroristici. Nel dettaglio, la follia islamica potrebbe abbattersi contro le sedi istituzionaliitaliane, le ambasciate e i consolati. Ma non solo: i jihadisti progetterebbero attentati anche contro centri di cultura e scuole straniere, nonché contro uffici turistici.
"Massimo sforzo" - Nella prima circolare si chiede di dare "con effetto immediato" il massimo impulso possibile "ai servizi di prevenzione a carattere generale che rafforzino maggiormente dispositivi di vigilanza e controllo del territorio, attuando un’ulteriore sensibilizzazione delle misure di vigilanza e sicurezza a tutela degli obiettivi ritenuti sensibili". Poi, nel dettaglio, il riferimento ai luoghi a rischio: "Sedi diplomatiche e consolari e di interesse socioculturale, economico e religioso, compresi istituti scolastici e turistici". Inoltre il Viminale raccomanda maggiore attenzione alle personalità legate a Stati Uniti, Israele, Gran Bretagna, Iran e Iraq e alle loro residenze, al "fine di prevenire eventuali azioni delittuose". In un'altra circolare si precisa: "Si vorrà altresì avere cura di mantenere al livello di piena efficienza l’attività infoinvestigativa, al fine di cogliere notizie e segnali sulla possibile attuazione anche di imprecisate azioni delittuose".
I returnisti - In particolare l'intelligence italiana è preoccupata dai cosiddetti returnisti, ossia i jihadisti che, nei campi di addestramento in Medio Oriente, hanno imparato a combattere, per poi prendere parte alla guerriglia in Iraq e Afghanistan. La maggior parte di loro vive a Brescia, Torino, Padova, Bologna, Ravenna e in Veneto, da cui esercitano la loro attività di propaganda. I returnisti conoscono l'uso di armi e di esplosivo, anche se non sarebbero organizzate in cellule. In una circolare di qualche mese fa, in relazione alla morte del genovese Giuliano Delnevo, che andò a combattere in Siria, gli 007 nostrani specificavano: "La presenza di potenziali mujahidin pronti a fornire il proprio contributo alla causa si evidenzia soprattutto tra le fila degli "islamonauti" che si indottrinano sul web e animano gruppi di discussione e social forum".
Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/

Il re saudita Abdullah avverte: "L'Occidente è il prossimo obiettivo dei jihadisti"

Il re saudita Abdullah avverte: "L'Occidente è il prossimo obiettivo dei jihadisti" -


Nel giorno in cui il segretario di Stato americano Kerry lancia l'appello per una coalizione globale contro l'Isis, arriva anche l'avvertimento del re saudita Abdullah. L'Occidente sarà il prossimo obiettivo degli jihadisti sunniti dello Stato islamico, tuona Abdullah che invita a mettere in campo un'azione "rapida" per contrastare i miliziani in Iraq e Siria. "Se li ignoriamo, sono sicuro che raggiungeranno l'Europa in un mese e l'America in un altro mese", afferma in un discorso rilanciato dal quotidiano Asharq al-Awsat e da Al-Arabiya.

Il terrorismo "non conosce confini ed è un pericolo che può colpire diversi Paesi al di fuori del Medio Oriente", ha aggiunto il re saudita. Sarebbe "inaccettabile" non reagire di fronte all'avanzata degli jihadisti, ha sottolineato ancora Abdullah, ricordando le decapitazioni e gli atti di "crudeltà" compiuti dai miliziani.
Fonte:http://www.rainews.it/

Allerta terrorismo in Italia: più controlli «A rischio anche le scuole straniere»



Circolari di allertamento e direttive, cinque negli ultimi dieci giorni, partite dal Viminale e inviate a prefetti, questori e alle forze di polizia di tutt’Italia. La prima è stata mandata dopo la diffusione del video in cui James Foley veniva decapitato. Il 20 agosto. Nel documento si fa riferimento alle immagini e poi si richiede «con effetto immediato» il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza. Ma a seguire, di documenti, dal ministero dell’Interno, ne sono partiti altri, legati alla decisione del governo italiano di inviare armi ai peshmerga curdi e alle indicazioni degli 007 sul crescente antisemitismo, legato all’evoluzione del conflitto israelo palestinese. Il livello di allerta non è altissimo ma il Viminale chiede anche l’intensificazione dell’attività infoinvestigativa. I possibili obiettivi non solo le sedi istituzionali italiane, le ambasciate e i consolati. Anche i centri di cultura e le scuole straniere sono a rischio, come gli uffici turistici.

E a dimostrare che l’attenzione è alta sono anche controlli negli aeroporti, raddoppiati nelle ultime settimane. La minaccia jihadista potrebbe arrivare con un passaporto inglese o, addirittura, dall’area Schengen.

I DOCUMENTI
Nella prima direttiva partita dal Viminale si fa esplicito riferimento alla decapitazione di Foley- Poi si chiede «Con effetto immediato si dovrà dare massimo impulso, ognuno per le rispettive competenze, ai servizi di prevenzione a carattere generale che rafforzino maggiormente dispositivi di vigilanza e controllo del territorio, attuando un’ulteriore sensibilizzazione delle misure di vigilanza e sicurezza a tutela degli obiettivi ritenuti sensibili». E i luoghi a rischio «sono quelli che per le circostanze» possono essere oggetto di attentati: «Sedi diplomatiche e consolari e di interesse socioculturale, economico e religioso, compresi istituti scolastici e turistici.
Fonte:http://www.ilmessaggero.it/

Lo Stato non è dalla tua parte, vuole la tua parte

Lo Stato non è dalla tua parte, vuole la tua parte
In uno Stato come l’Italia questa frase è un’assioma.
Si perchè il cittadino italiano non viene tutelato, non viene aiutato nel momento del bisogno, non viene ricambiato dei contributi versati, no, no e no!
La dignità di un cittadino italiano è posta all’ultimo gradino d’importanza, ed esso come reagisce?
Con passività, il cittadino italiano solo passivamente cerca di combattere il sistema, non ha mai saputo prendere in mano la situazione nazionale se non in poche circostanze nell’arco della storia della Nazione.
Un comportamento molto criticabile, anzi totalmente criticabile, poiché oramai ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno.
Quando si apriranno gli occhi?
Quando l’italiano prenderà in mano la sua vita?
Quando l’italiano ritornerà agli albori culturali che ne facevano e ne fanno la patria della cultura?
Fonte:http://www.openyoureyes91.com/

OBAMA BIN LADEN. COME E PERCHÉ GLI USA HANNO CREATO L’ISIS

La drammatica e apparentemente inarrestabile ascesa dell’Isis ha riportato l’attenzione mediatica sul martoriato Iraq, caduto nel dimenticatoio dopo il ritiro delle truppe americane. I mezzi di informazione sono prodighi di informazioni nel descrivere le atrocità del Califfato, ma reticenti nel raccontare chi siano i suoi membri e quale sia la sua origine. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria (questo il nome completo) non è una forza apparsa improvvisamente dal nulla, ma il figlio diretto delle politiche dell’imperialismo americano in Medio Oriente che ha le sue radici nel conflitto siriano e nel caos dell’Iraq post-Saddam. Per capire meglio qual è il ruolo dell’Isis è necessario fare una breve analisi sulla strategia americana nel mondo arabo negli ultimi 30 anni.
L’islamismo è l’alleato oggettivo dell’imperialismo americano nel Medio oriente. Esso fin dagli anni ’80 costituisce il pretesto che permette agli Stati Uniti di intervenire nei paesi arabi, a seconda dei casi per aiutare gli islamici “buoni” in lotta per la libertà o per sconfiggere quelli “cattivi” che minacciano la sicurezza mondiale. Negli anni ’80 durante la Guerra Fredda l’Islam conservatore era l’alleato degli Usa nel contenere la diffusione del comunismo e dell’influenza dell’Urss nei mondo arabo. Sotto la presidenza di Reagan gli Stati Uniti armarono ed addestrarono i talebani in Afghanistan per rovesciare la Repubblica Popolare e contrastare il successivo intervento sovietico. Al-Qaeda nasce qui, con i soldi e il supporto americano, tanto che lo stesso Bin Laden (ricordiamolo proveniente da una famiglia di affaristi sauditi in stretti rapporti con gli Usa) combatteva in Afghanistan e veniva intervistato da quotidiani occidentali come “The Indipendent” i quali lo definivano “freedom fighter”. I Talebani vennero addirittura glorificati in film come “Rambo 3″ mentre vari leader islamisti afghani furono ricevuti alla casa bianca da Reagan che li definì “leader con gli stessi valori dei Padri Fondatori”. La stessa strategia proseguì negli anni novanta con Clinton, che poté intervenire in Jugoslavia al fianco dei narcotrafficanti dell’Uck in Kosovo spacciati come difensori del proprio popolo da non meglio precisati genocidi. Con Bush la strategia cambia: complice l’11 Settembre, gli amici di ieri diventano i nemici di oggi. Parte una campagna propagandistica mondiale secondo cui l’Islam ha dichiarato guerra alla civiltà occidentale e ci sono arabi dietro ogni angolo pronti a farsi esplodere. Con questa scusa parte la cosiddetta guerra al terrore grazie alla quale vengono eliminati gli ex-alleati talebani ora sfuggiti al controllo e si invade l’Iraq, una guerra totalmente priva di senso anche per la logica di Bush considerato che il governo di Saddam Hussein apparteneva alla corrente del baathismo laico e di tutto poteva essere tacciato tranne che di islamismo.
Con Obama la strategia cambia ancora. Adesso non esiste più la minaccia islamica: gli Stati Uniti devono intervenire per difendere i giovani della Primavera Araba in lotta contro i “dittatori” (termine indicante tutti i capi di stato non graditi all’America). Bin Laden, tenuto in vita come spauracchio durante l’epoca Bush, viene fatto fuori in un lampo, ovviamente prima che possa parlare dei suoi passati legami con gli Usa. Gli islamisti adesso sono alleati e tutti i peggiori integralisti, dal Fronte Al-Nusra siriano ai Fratelli Musulmani, vengono trasformati dai media in giovani non violenti in lotta contro la dittatura. Con questa scusa Obama arma delle milizie islamiste in Libia ed interviene in loro supporto per eliminare Gheddafi. Ora la Libia è un inferno a cielo aperto in preda a gang islamiche mentre gli americani ne saccheggiano il petrolio. Lo stesso avviene in Siria, dove gli Usa appoggiano animali assetati di sangue come Al-Nusra e il famigerato Isis, presentati sempre come studenti che manifestano per i diritti umani. Ora invece assistiamo ad un ritorno della propaganda sulla minaccia islamista da parte dell’amministrazione Obama per giustificare l’inizio di operazioni militari in Iraq. La situazione fa quasi sorridere considerando che l’Isis sostanzialmente sono i ribelli siriani presentati come sinceri democratici e a fianco dei quali meno di un anno fa lo stesso Obama voleva intervenire militarmente. Le stesse persone al variare degli interessi in gioco passano da combattenti per la libertà a sanguinari terroristi a seconda che si trovino ad ovest o ad est del confine tra Siria ed Iraq.
L’Isis è un gruppo integralista sunnita che si propone l’obiettivo di creare uno stato islamico, il Califfato, che comprenda i territori di Siria e Iran per portare avanti la jihad contro lo sciitismo. Il terreno fertile per la sua espansione è stato creato dall’intervento militare americano in Iraq del 2003. Il rovesciamento di Saddam ha causato la caduta di uno dei pochi stati laici della regione e fatto saltare il delicato equilibrio interno tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita. Nel caos e nell’anarchia seguenti, l’islamismo politico è potuto tornare ad operare alla luce del sole con spazi di manovra di cui era precedentemente privo. I gruppi islamisti sono riusciti in breve tempo a raccogliere un ampio consenso all’interno delle minoranze etniche sunnite. L’Iraq è infatti a maggioranza sciita, il che ha portato dalla caduta di Saddam in poi all’affermazione di governi guidati da forze politiche sciite quale quello del presidente Al-Maliki. Questo contesto a partire dal 2011 va ad incrociarsi con lo scenario della Guerra Civile Siriana. Gli Stati Uniti, desiderosi di rovesciare lo sgradito presidente siriano Assad, iniziano ad armare delle milizie islamiche locali antigovernative, presentati dai media in ossequio alla linea propagandistica dell’amministrazione Obama come giovani non violenti in lotta per democrazia e diritti umani. In realtà come dimostrato dai fatti si tratta delle frange più sanguinarie dello jihaidismo siriano e non solo (in nome della guerra santa contro il laico Assad giungono in Siria migliaia di integralisti dal resto del medio oriente e dalle comunità islamiche in occidente). Tra queste milizie vi è anche il famigerato Isis, che cresce e si sviluppa grazie al supporto economico, diplomatico e militare di Washington. L’Isis si espande a macchia d’olio assumendo il controllo della frontiera con l’Iraq, fino ad iniziare ad operare all’interno dello stato confinante, dove si guadagna un consistente supporto tra la popolazione sunnita ed inizia una guerriglia contro il governo del presidente Al-Maliki.
L’Isis è funzionale agli interessi americani anche in Iraq. Dopo la caduta del sunnita Saddam il paese, essendo a maggioranza sciita, si è avvicinato politicamente ai correligionari e all’Iran, e di conseguenza anche alla Siria alleato storico di Teheran, creando negli Usa il timore di perdere la propria influenza sul paese. Basta osservare una cartina geografica per capire che si verrebbe a creare in questo modo un asse sciita filoiraniano che si estenderebbe con continuità territoriale nel cuore del medio oriente da Teheran fino agli Hezbollah libanesi alle porte di Israele. Questo scenario è ovviamente inaccettabile per la Casa Bianca. L’Isis avendo come obiettivo della sua guerra santa l’Iran e gli sciiti fa dunque il gioco degli Usa. L’obiettivo di medio termine di Washington è quello di rendere controllabile il paese balcanizzandolo in tre aree, sunnita, sciita e curda. Questa intenzione non viene nemmeno particolarmente celata, tanto che per bocca del vicepresidente Biden il governo Usa ha invitato l’Iraq a procedere a una riforma in senso federalista. Per questo l’Isis è stato lasciato agire fino a mettere alle strette il governo di Al-Maliki.
Con la scusa dell’avanzata del califfato gli americani hanno potuto rientrare militarmente in Iraq riportando a una situazione di sostanziale equilibrio tra governo e Stato Islamico. Un intervento volutamente tardivo che se ne ha fermato l’avanzata ha permesso al Califfato di consolidare le posizioni già conquistate. Approfittando del drammatico genocidio delle minoranze da parte del califfato gli Usa hanno cominciato a rifornire di armi i curdi Peshmerga, alleati degli americani durante l’invasione del 2003 e animati da intenti secessionisti. La scelta di bypassare il governo iracheno e fornire armi direttamente ai curdi non è casuale, ma ha lo scopo di creare nella regione una forza armata filoamericana e separatista nei confronti di Baghdad, indebolendo ancora di più la posizione del governo centrale iracheno. Il risultato di tutto ciò è un Iraq sostanzialmente diviso in tre parti: una sciita debole e alla mercé degli aiuti militari americani, una curda che vada a costituire una sorta di gendarme americano locale, e il Califfato islamico, formalmente avversato da Washington ma in realtà tollerato che continua la sua guerra regionale contro due stati sgraditi agli Usa, Siria e Iran, facendo il lavoro sporco al posto degli americani.
E’ notizia recentissima l’annuncio da parte del Pentagono della volontà di compiere raid armati nel territorio siriano per distruggere le basi degli islamisti. Qui emerge di nuovo la natura dell’islam come pretesto per le ingerenze Usa. Meno di un anno fa gli Stati Uniti volevano entrare in Siria per aiutare proprio i “democratici” dell’Isis contro Assad. Vistasi sbarrata la porta dall’opposizione russo-cinese, dopo un anno rientrano in Siria dalla finestra, questa volta con la scusa di combattere i terroristi. Chissà che, una volta entrati nel territorio di Damasco, gli uomini a stelle e strisce non estendano le operazioni anche contro il governo di Assad, magari con la scusa di qualche incidente dalla dinamica poco chiara fra i propri militari e quelli di Damasco. Per chiudere il cerchio, un ultimo dato. Per bocca del proprio leader, il califfo Al-Baghdadi, l’Isis ha indicato la Cina come stato nemico dell’Islam promettendo in un prossimo futuro di fornire aiuto ai gruppi islamisti Uighuri dello Xinjiang. Casualmente il principale avversario geopolitico degli Usa rientra tra gli obiettivi degli islamisti (che ad esempio durante tutto il periodo dei bombardamenti a Gaza non hanno detto una sola parola contro Israele).
E’ l’imperialismo americano la mano che arma lo jihaidismo nel mondo arabo. Il responsabile del dramma iracheno è da cercare tra le poltrone di Washington. Viste le loro frequentazioni, forse il presidente Obama dovrebbe cambiare nome in Osama.
Riccardo Maggioni
Tratto da: informarexresistere

sabato 30 agosto 2014

Totò Riina: “Ogni 6 mesi Silvio Berlusconi ci pagava 250 milioni”


PALERMO - Salvatore Riina in carcere fa una battuta dietro l'altra sui "festini in Sardegna e in Puglia" di Silvio Berlusconi. "Mubarak Mubarak", ride durante la consueta passeggiata pomeridiana, riferendosi alla versione data dall'ex premier su Ruby, nipote del presidente dell'Egitto. "Che disgraziato, è un figlio di puttana che non ce n'è". E giù con altre risatine. Ma il tono della voce si fa serio quando inizia il racconto degli anni Ottanta e Novanta su Berlusconi: "A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi", spiega il capo di Cosa nostra al compagno di ora d'aria, il pugliese Alberto Lorusso. E anche questa frase è finita nelle intercettazioni disposte dai pm di Palermo nel processo "trattativa".

Per la prima volta, Riina rivela come si articolò quel "patto di protezione" che la Cassazione ha accertato definitivamente, mandando l'ex senatore Marcello Dell'Utri in carcere. Perché Dell'Utri sarebbe stato l'intermediario fra i vertici della mafia e Berlusconi, che prima temeva un sequestro, poi attentati ai suoi ripetitori in Sicilia. È la storia di una lunga stagione, che Riina racconta così, il 22 agosto dell'anno scorso: "È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d'accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati". Diversamente, come è emerso dai processi, andò a Catania. Conferma Riina: "Gli hanno dato fuoco alla Standa ed i catanesi dicono: ma vedi di.... Non ha le Stande? gli ho detto: da noi qui ha pagato... così li ho messi sotto. Gli hanno dato fuoco alla Standa... minchia aveva tutte le Stande della Sicilia. Gli ho detto: bruciagli la Standa".

Ed ecco il passaggio che per i pm vale più di tutti i racconti dei pentiti al processo Dell'Utri: "A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi", rivela il capo di Cosa nostra dopo 47 minuti di passeggiata nell'atrio del carcere milanese di Opera. E spiega come iniziò tutto: "Quello... è venuto il palermitano... mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno... si è messo d'accordo... Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c'era quello a Milano. Là c'era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello... il senatore". Ovvero, Dell'Utri, che Riina definisce "una persona seria". Il "palermitano" dovrebbe essere invece il boss Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell'Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava "protezione".

Adesso, questo monologo di Riina è agli atti del processo Stato-mafia: per i pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi è una conferma del ruolo di intermediario svolto da Dell'Utri nella seconda fase della trattativa. Oggi, però, Riina esprime giudizi pesanti sull'ex premier, anche se precisa di non averlo mai incontrato ("Non era così famoso ai miei tempi, altrimenti l'avrei cercato"): "Noi su Berlusconi abbiamo un diritto, sapete quando? Quando siamo fuori lo ammazziamo". Precisa: "Non lo ammazziamo però perché noi stessi non abbiamo il coraggio di prenderci il diritto". Alla fine, riprende a scherzare attorno al "buffone", al "disgraziato", così lo chiama. Scherza sui soldi che Berlusconi deve all'ex moglie. E sul calciatore brasiliano Pato, fidanzato con la figlia dell'ex premier: "Sta Barbarella è potentosa come suo padre, si è messa sotto quello lì, lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più". Prima di rientrare in cella, Riina dà del "disgraziato" al ministro Angelino Alfano. E Lorusso concorda: "Il più cattivo ministro di sempre, si sta impegnando per i sequestri di beni".

Fonte:http://www.repubblica.it/

ISLAMICI METTONO PARIGI A FERRO E FUOCO – FOTO. Dopo toccherà anche a noi

 Migliaia di immigrati islamici di prima, seconda e terza generazione (ah, lo Ius Soli) accompagnati da qualche utile idiota da centro sociale, hanno messo oggi, domenica, a ferro e fuoco diversi quartieri di Parigi.
La dimostrazione a sostegno di Gaza, era stata vietata dal prefetto di polizia dopo i disordini dei giorni scorsi. Ma ormai, lo Stato francese non ha più il controllo del proprio territorio: nemmeno nella zona della capitale.
I manifestanti con bandiere palestinese e cartelli in arabo hanno scandito il grido “Allah akbar” e devastato la zona che hanno attraversato.
Fonte:http://ictumzone.altervista.org/

giovedì 28 agosto 2014

Jihad in Italia, Marco Minniti: "In Europa migliaia di combattenti pronti all'azione, minaccia lunga 10 anni"

Jihad in Italia, Marco Minniti: "In Europa migliaia di combattenti pronti all'azione, minaccia lunga 10 anni"
Cinque indagati in Veneto, inchiesta a Milano: la rete dei jihadisti di casa nostra si estende in tutto il Nord, ma non solo. Perché il sospetto è che i fanatici islamici non solo stiano reclutando in tutta Italia potenziali combattenti per la Guerra Santa da spedire in Medio Oriente, Siria e Iraqsoprattutto, ma anche addestrando terroristi per colpire obiettivi sensibili nel nostro Paese. Un pericolo concreto e che arriva anche da oltre confine, come confermato dall'intelligence: "Nel cuore dell'Europa ci sono migliaia di persone pronte a entrare in azione", è l'allarme lanciato daMarco Minniti, sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. Intervistato da Repubblica, Minniti sposta l'obiettivo: i jihadisti italiani "li conosciamo e li seguiamo quasi in tempo reale". Quelli europei, invece, "sono liberi di circolare nei Paesi dell'Ue e di venire anche qui da noi". Il nemico ce l'abbiamo in casa, insomma, e "dovremo farci i conti almeno per i prossimi 10 anni". La stima è di 50 jihadisti italiani impegnati in Medio Oriente. "LI conosciamo, ma sono gli altri, quelli con passaporti europei, che ci preoccupano. Solo della metà sappiamo identità e movimenti. Provengono dal Nord Europa e dai Balcani. Sono loro che ci allarmano di più".

I due punti di forza dell'Isis - Sembra essere tornati al post 2001, l'epoca di Osama Bin Laden, quando dopo l'attentato alle Torri Gemelli si scatenò la guerra globale al terrorismo, dall'Afghanistan all'Iraq, con la reazione dei qaedisti a suon di attentati in terra europea, da Madrid a Londra. Ma c'è una differenza, sostiene Minniti, e si chiama Isis, lo Stato islamico fondato in Medio Oriente dal califfo Al Baghdadi. "L'Isis rappresenta una minaccia senza precedenti per due motivi - spiega il sottosegretario -. E' un vero esercito con armi tradizionali, impegnato in una guerra simmetrica" e che ha già dimostrato di "poter conquistare e amministrare un territorio vastissimo", sovranazionale. Forte militarmente e ricco economicamente, perché "controlla una quindicina di pozzi e raffinerie petrolifere con i quali incassa ogni giorno 2 milioni di euro", senza contare che con la presa di Mosul l'armata nera ha racimolato 500 milioni di dollari in contanti. Ma l'Isis sa muoversi anche "con azioni terroristiche, quindi in una guerra tipicamente asimmetrica, difficile da contrastare". Anche perché il conflitto è "militare sul terreno ma ideologico nel suo complesso" e l'Europa "è stanca, ha bisogno di ripensare ai suoi valori, oggi rincorriamo i cessate-il-fuoco, le tregue". E che di fronte all'emergenza sbarchi, umanitaria ma anche di pubblica sicurezza vista la facilità di reclutare soldati tra i disperati, non sa far altro che imbastire il teatrino del Mare Nostrum e del Frontex Plus.
Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/

Jihad, l'Imam Bilal Bosnic: "In Italia arruolo musulmani alla Guerra Santa. Prenderemo il Vaticano"

Jihad, l'Imam Bilal Bosnic: "In Italia arruolo musulmani alla Guerra Santa. Prenderemo il Vaticano"
"Parlo ai musulmani italiani perché un giorno possano conquistare il Vaticano". L'Imam Bilal Bosnic, dopo aver detto la sua al Corriere della Sera sulle due ragazze italiane rapite in Siria, disegna su Repubblica uno scenario inquietante su cosa si sta muovendo nelle città italiane tra moschee e centri islamici. Più politica che religione, più reclutamento di potenziali terroristi che proselitismo. Fede sì, ma nella Guerra Santa. "Sono stato a Roma e Bergamo, tornerò nel vostro Paese per cercare finanziamenti", spiega Bosnic, oggi di stanza in Bosnia, nel cuore di quei Balcani che da tempo sono il centro nevralgico del fanatismo musulmano in Europa. Il sospetto dei servizi segreti internazionali è che l'Imam sia un "cacciatore di teste" per conto dell'Isis: cercherebbe cioè giovani combattenti da spedire in Medio Oriente, tra Iraq, Siria e Libia, per sostenere militarmente la causa dello Stato Islamico del califfo Al Baghdadi. "In Italia ho visitato i centri islamici, ho predicato, ho parlato alla nostra comunità", a Bergamo, a Cremona, a Roma. "Per noi siete un Paese molto importante", ammette Bosnic, secondo cui "è dovere di ogni buon islamico essere coinvolto in qualche modo nella jihad, combattendo, aiutando, dando assistenza ognuno secondo le proprie possibilità, finanziandoci anche". L'obiettivo è chiaro: "Noi musulmani crediamo che un giorno il mondo intero sarà uno Stato islamico. Anche ilVaticano sarà musulmano. Forse io non riuscirò a vederlo, ma quel momento arriverà, così è scritto. E' questo che spiego ai ragazzi".

Bosnic il "reclutatore" ammette che dall'Italia arrivano donazioni per lajihad. Lui, però, non commette alcun reato, e si "limita" a parlare della situazione dell'Islam, a controbattere la "propaganda dell'Occidente" e a "spiegare come stanno davvero le cose". Per esempio, la decapitazione diJames Foley si spiega con il fatto che il giornalista americano sarebbe stato "una spia, è risaputo. Nell'Islam è accettabile uccidere un prigioniero se in qualche maniera questo può far paura al nemico. Capisco che può sembrare atroce ma noi stiamo combattendo una guerra". Alla stessa maniera, le attiviste italiane rapite Greta Ramelli eVanessa Marzullo "stavano interferendo con l'Islam, la loro era una azione di disturbo". I massacri dei cristiani e delle minoranze in Iraq, invece, sarebbero "una bugia": "Il Califfo ha offerto loro di convertirsi all'Islam, e questo lo hanno rifiutato, oppure di pagare tasse aggiuntive, e questo invece lo hanno accettato. Se avessero rifiutato entrambe le soluzioni, allora avremmo dovuto combattere contro di loro. Ma hanno accettato di pagare le tasse. Lo Stato Islamico non li tocca, saranno trattati bene finché pagheremo le tasse come promesso".
Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/

mercoledì 27 agosto 2014

Iraq. Gli Usa apprendisti stregoni si propongono come "salvatori". Ma la bugia non regge

4 modi con cui i media creano “false verità”

4 modi con cui i media creano “false verità”

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1. Iper-attenzione su un particolare evento, questione e mantra

I media mainstream si focalizzano esclusivamente su una singola trama di un evento o di un problema, con l’effetto di marginalizzare altri punti di vista ugualmente validi, se non di più. Sono i racconti, e non i fatti e i dati oggettivi, che hanno assunto un ruolo centrale nella mente dell’aspirante giornalista. I giornalisti e i redattori che supervisionano la pubblicazione di una notizia hanno lo stesso ruolo degli sceneggiatori nel processo di realizzazione di un film. Il loro potere sta nel fatto che la gente considera quelle notizie come “reali”, mentre sa che i film sono pura finzione. Ma le notizie negli Stati Uniti e nell’Occidente sono quanto di più lontano ci sia dall’essere reale.

I giornalisti al servizio della comunità di intelligence degli USA e delle altre agenzie di intelligence governativa sono i messaggeri del potere. I loro lavoro è quello di ripetere i racconti e i mantra del governo. Per esempio, Al-Qaeda è un mantra, non un’organizzazione terroristica internazionale in guerra contro l’America. Leggete “Al-Qaeda e la coscienza umana: Al-Qaeda, Al-Qaeda… un incessante e ripetitivo discorso pubblico” del prof. Michel Chossudovsky. La Primavera Araba è un altro mantra che Washington ha usato per conseguire i propri obiettivi di politica estera in Medio Oriente.

L’ultimo mantra che i media mainstream usano in contesto nazionale è baratro fiscale. I messaggeri media del tirannico establishment non discutono di come quella macchina da soldi privata che è la Federal Reserve, i piani di salvataggio di Wall Street, e le guerra del complesso militare-industriale hanno fatto schizzare alle stelle il debito USA. Non fanno altro che ripetere baratro fiscale e offrono soluzioni bipartisan di cui beneficeranno i banksters al potere distruggendo il tenore di vita della classe media dei lavoratori contribuenti.

Focalizzandosi sul baratro fiscale, piuttosto che sul Gran Canyon dell’Inganno che è il sistema incostituzionale della Federal Reserve, i mainstream legittimano il furto e il saccheggio del popolo americano per mano dei banksters transnazionali.

2. Produzione di notizie false

La propaganda di guerra è una necessità non nuova del guerrafondaismo, ma i moderni mass media occidentali hanno portato questa arte al suo massimo grado di sviluppo tecnologico. Quello che i media americani, israeliani ed occidentali hanno realizzato nel giorno dell’11 settembre 2001 è davvero stupefacente. Il 9/11 è stato un’avvincente produzione Hollywoodiana, dall’inizio alla fine, dalla mattina alla sera. Ha fatto piangere dall’aldilà perfino il team di propaganda di Hitler. Ma la storia ufficiale del 9/11 è solo un esempio di come le notizie sono manipolate dal governo in tandem con la stampa.

Gli esempio abbondano in Siria. Le emittenti di propaganda come CNN, Al Jazeera e BBC hanno diffuso falsi massacri del governo Siriano, hanno fomentato la protesta anti-Assad e hanno generalmente esagerato l’intensità dell’odio verso Assad in Siria. Non possiamo contare ufficialmente il numero di persone decedute nel conflitto, perchè i media maliziosi ciclicamente truccano le immagini e le ripetono finchè non vengono accreditate come fatti.

Fino ad oggi, i media occidentali hanno dipinto un quadro molto roseo dei “ribelli” anti-Assad che sono terroristi Jihadisti finanziati dall’estero, mentre hanno minimizzato sulle sofferenze e le morti inutili dei supporter di Assad, come l’attore Siriano-Palestinese Mohamed Rafea.

Possiamo vedere chiaramente che la rivoluzione in Siria è una rivoluzione immaginata e non una rivoluzione reale. La Primavera Araba non è come una piaga organica che si diffonde da paese a paese. Sono stati USA, Turchia, Qatar e Arabia Saudita che hanno trasportato la Primavera Araba in Siria, dove hanno incontrato la resistenza del politicamente consapevole popolo Siriano e del potente stato Siriano. Questo è naturale perchè non c’è mai stato il bisogno di una violenta rivoluzione Jihadista in Siria. I sentimenti anti-governativi in Siria non hanno mai raggiunto i livelli della disperazione, a differenza dell’Egitto, del Bahrein e di altri paesi della regione (mediorientale, n.d.t.).



3. Omissione dei fatti e delle opinioni alternative

Dato che i media mainstream operano in un universo politicamente costruito, i fatti che contraddicono le parole del governo USA sono soppressi. L’integrità dell’universo fittizio è preservata a costo di distruggere l’universo reale.

Coloro che hanno differenti opinioni sugli eventi che hanno trasformato l’America come il 9/11 e il salvataggio dei banksters del 2008 sono ridicolizzati come matti. Quando si esprimono opinioni alternative in conflitto con la versione ufficiale del governo USA si è accusati di essere paranoici, teorici della cospirazione, di aiutare Al-Qaeda e di sollevare la paura per trarne popolarità. Per saperne di più su come funziona la propaganda dei media contro i dissidenti, leggi “Il campo di battaglia della Propaganda: i militanti all’estero, i teorici della cospirazione a casa“.

Cancellare la nostra realtà può funzionare per un po’, ma la realtà avrà l’ultima parola. Sta diventando difficile per i media mainstream ridicolizzare i ricercatori indipendenti come teorici della cospirazione, per aver evidenziato che gli Stati Uniti e i suoi dittatoriali alleati stanno sponsorizzando il terrorismo Jihadista contro la Siria. Perfino giornalisti di prima linea stanno cominciando ad ammetterlo. E come non potrebbero? È abbastanza difficile insabbiare la realtà.

Ci sono video di mercenari Jihadisti trucidare in massa i civili e la giostra propagandistica dei media occidentali è impotente di fronte a questa esplosiva evidenza. Non potrebbero che sembrare stupidi se sostenessero che le esecuzioni di massa dei terroristi anti-governativi non stiano accadendo e che tutta la colpa della crisi in Siria debba ricadere sulle spalle di Assad.

4. Indottrinamento massivo del pubblico attraverso Miti e Rituali

L’esempio del rituale del 9/11 prova che pensiamo emotivamente e non razionalmente. È semplice per un governo totalitario con grandi risorse media condizionare l’opinione pubblica e porla indefinitamente sotto un incantesimo. Il problema nasce con l’arrivo della versione competitiva, basata su argomentazioni scientifiche opposte a quelle della propaganda.

Ma una campagna mediatica sostenuta per lavare il cervello del pubblico in combinazione al trauma del terrore può effettivamente tenere il pubblico sotto l’incantesimo del governo molto a lungo. Leggete “I sette modi in cui eventi come il 7/7 rinforzano il warfare socializzato“ per comprendere l’efficacia del terrorismo false-flag. Leggete anche “Le 7 ragioni per cui i grandi miti anti-terroristici di Washington persistono alla luce dell’evidenza“.

Cosa c’è nei pubblici rituali di massa che galvanizza i leader politici e li incoraggia ad intraprendere azioni radicali che altrimenti non sarebbero accettate dalla maggioranza del pubblico? Hanno scatenato eventi che hanno creato panico di massa e caos, con conseguente maggior potere di governo sulle menti dei cittadini incantati. Martin S. Day, nel libro “I molteplici significati del Mito“, sostiene che ci siano sei scopi sociologici dei rituali culturali e sociali, e li potete leggere qui.

Quando un’intera civiltà è emozionalmente ed intellettulmente investita in un particolare mito, è quasi impossibile separare la civiltà dal mito. In che modo la civiltà Occidentale ha beneficiato del mito del 9/11? In termini di guerra, l’Occidente è riuscito politicamente a condurre aggressioni verso numerosi paesi innocenti del Medio Oriente, sbandierando al resto del mondo il mito del 9/11 come giustificazione morale per i suoi crimini di guerra.

Ma anche l’America e l’Occidente sono stati distrutti dal mito del 9/11 e dall’illegittima guerra globale al terrorismo. Economicamente, politicamente, moralmente, intellettualmente e spiritualmente, i governi occidentali hanno raggiunto il punto di fallimento.

Autore: Saman Mohammadi
Fonte inglese: disquietreservations.blogspot.co.uk
Traduzione italiana: Lòthlaurin per Hearthaware blog

martedì 26 agosto 2014

I giovani e gli Illuminati - La trappola dell'occulto


Imam: Vanessa e Greta interferiscono In Italia pronte reclute per jihad

"In Italia sono pronte diverse reclute per jihad", spiega il predicatore considerato dall'intelligence uno dei sostenitori bosniaci della guerra santa in Siria e del Califfato islamico nonché reclutatore nel nostro Paese. Noto anche per le sue prediche inneggianti alla guerra

 - "Noi non interferiamo con i politici occidentali. Rapire è una pratica giustificata, è una cosa comune per un nemico durante la jihad e qualsiasi altra guerra. Vanessa e Greta hanno interferito". Per l'imam estremista Adhan Bilal Bosnic, ritenuto un elemento di spicco dell'Isis e al centro di indagini per le sue prediche, le due volontarie rapite in Siria sono "nemiche". E avverte: "In Italia molti pronti a combattere".
Imam: Vanessa e Greta interferisconoIn Italia pronte reclute per jihad
"Ogni musulmano deve sostenere la jihad come può: insegnando, lottando o finanziando", spiega in un'intervista all'edizione di Bergamo del Corriere della sera on line. L'imam conferma che anche nel nostro Paese esistono diverse, non specifica però il numero, reclute pronte per l'azione. "Nella maggior parte dei casi i convertiti all'Islam sono seguaci migliori di chi ha ereditato l'Islam dalla sua famiglia", racconta ancora.

Predicò due volte nel Cremonese - Il 21 giugno del 2011 Adhan Bilal Bosnic tenne un sermone al centro islamico di Motta Baluffi (Cremona) e il 26 novembre dello stesso anno predicò alla moschea di Cremona. Non si sa che cosa abbia detto. La presenza dell'imam itinerante di origine bosniaca, ritenuto elemento di spicco dell'Isis, è certa in provincia di Cremona almeno in quelle due occasioni. Bosnic fu invitato dagli allora referenti dei luoghi di preghiera.

Il religioso, ora aggregato alla frange estreme del fondamentalismo islamico, ha parlato anche a Pordenone e a Bergamo. Ci sono i video in internet (su Youtube pubblicati dall'utente Studio Islam Italia dal titolo 'Adhan Bilal Bosnic Masjid Cremona Italia'), di entrambi gli interventi dell'imam itinerante, considerato dall'intelligence uno dei sostenitori bosniaci della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whabbiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell'Isis, organizzazione terroristica dello Stato Islamico.

Insieme con Nusret Imamovic, Bakir Halimi e Muhamed Fadil, è uno dei principali reclutatori di giovani musulmani balcanici che indottrina spingendoli alla guerra santa. Sempre in Internet, compaiono invocazioni di Bosnic alla distruzione dell'America e canti in cui inneggia alla guerra proponendo slogan come "con esplosivi sul nostro petto costruiamo la via verso il paradiso".
Fonte:http://www.tgcom24.mediaset.it/

lunedì 25 agosto 2014

Chiedo la misura cautelare per Matteo Renzi e Mario Draghi, ecco il perché.

Il 7 agosto ho pubblicato un articolo in merito alla richiesta fatta dal Governatore di BCE, Mario Draghi, di cedere la sovranità nazionale per le riforme strutturali.
Orbene la cessione della sovranità nazionale e la lesione dell’indipendenza sono pacificamente reati che lo scrivente ormai denuncia fin dall’avvento del Governo di Mario Monti, il primo dei tre consecutivamente imposti dalla finanza e nominati da un Parlamento composto in violazione delle norme costituzionali.
Dopo una breve riflessione ho compreso che la situazione nel paese è troppo grave per non agire con ancora più forza. Ed allora non si devono più avere peli sulla lingua e le cose vanno dette per come stanno. Non c’è più nulla da perdere.
Pubblico dunque in integrale una denuncia, molto più semplice di quelle già depositate presso la Procura di Roma (ciò al fine di darne la massima diffusione mediatica), inoltrata a mezzo posta in data odierna e spedita anche agli stessi Mario Draghi e Matteo Renzi. Con tale denuncia richiedo la misura cautelare per entrambi per aver commesso gravissimi reati contro la personalità dello Stato.
Ovviamente pubblicare tale atto costituisce pacificamente diffamazione aggravata qualora i fatti da me enunciati non corrispondessero al vero e qualora contro i denunciati non si aprisse un procedimento penale e ciò ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 595 e 596 c.p. Orbene sfido pubblicamente Matteo Renzi e Mario Draghi a denunciarmi per quanto affermo nella missiva che allego e che riceveranno nei prossimi giorni.
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Ed ecco la versione in pdf -clicca qui-

Ecco la mia intervista con Salvo Mandarà che ringrazio:
Fonte:http://www.studiolegalemarcomori.it/

I tagliagole a un passo da noi: "Preso l'aeroporto di Tripoli"

Le milizie islamiste alleate dei seguaci del Califfato avrebbero ormai conquistato l'aeroporto internazionale di Tripoli a sole due ore di volo da Roma.
I combattenti di Misurata appoggiati dai militanti di Shuk al Juma, un quartiere di Tripoli, sono entrati nel terminal passeggeri e ieri sera hanno annunciato di avere il pieno controllo dello scalo. Ma la battaglia è durissima ed è proseguita nella notte, il boato delle cannonate scuote la capitale. Gli islamisti tengono le posizioni nonostante le bombe sganciate dai cacciabombardieri.
Dopo oltre un mese di combattimenti e 400 morti la coalizione dell'Operazione Alba potrebbe avere la meglio sulle forze più laiche e filo occidentali guidate a Tripoli dalla milizia di Zintan. Il problema non è tanto il controllo dell'aeroporto ridotto oramai ad un cumulo di macerie, ma il valore simbolico e politico di una vittoria della compagine islamista nella capitale libica. La coalizione Operazione Alba è formata dai «Rivoluzionari libici della centrale operativa» comandati dall'islamista Nouri Abusahmain e dalla potente milizia di Misurata appoggiata dai Fratelli musulmani. Anche il consiglio rivoluzionario di Tarhuna, storica roccaforte anti Gheddafi, si è schierata con gli islamisti.
Nell'ovest del paese, a Bengasi, capoluogo della Cirenaica gli alleati dell'Operazione Alba di Tripoli sono le formazioni jihadiste come Ansar al Sharia, Brigata dei martiri 17 febbraio e Scudo libico, che sventolano le bandiere nere del Califfato. Il 30 luglio i leader di Ansar al Sharia hanno proclamato a Bengasi la formazione dell'«emirato islamico». E ora i loro alleati a Tripoli stanno conquistando l'aeroporto della capitale a un passo dall'Italia.
Due raid aerei nella giornata di ieri hanno ucciso 20 miliziani islamisti e colpito anche il ministero dell'Interno in mano alla coalizione Alba. Gli attacchi dal cielo sono stati rivendicati dal generale Khalifa Haftar, che combatte da mesi a Bengasi contro le forze jihadiste ispirate dal Califfato. L'ufficiale è alleato con la milizia di Zintan, che cerca di tenere l'aeroporto di Tripoli, nella coalizione nazional liberale e filo occidentale della Dignità. Haftar è appoggiato dall'Egitto. Non è chiaro se i caccia che bombardano Tripoli siano pilotati dai suoi uomini o decollino dalle basi del Cairo o addirittura dall'Algeria.
Nell'ennesima giornata di caos il parlamento libico, che si riunisce a Tobruk per motivi di sicurezza, ha silurato il ministro della Difesa, accusato ai aver lasciato passare armi alle milizie. Il capo di stato maggiore Abdulati al Obeidi, aveva ammesso che le inefficaci forze armate sono «sull'orlo del collasso». Anche lui sarebbe stato destituito.
Alle porte di casa sta sorgendo una nuova Somalia. L'Italia si rende conto del pericolo ed è pronta ad un intervento internazionale sotto il capello dell'Onu e con il grosso delle truppe dell'Unione africana. Non è escluso l'impiego di uno dei Battle group europei composto anche da italiani. Una specie di forza di reazione rapida di 4500 uomini creata nel 2007 per missioni internazionali, ma fino ad ora mai utilizzata. Per imporre un cessate il fuoco sarebbe necessaria una campagna aerea mirata, che coinvolgerebbe i paesi dell'Alleanza atlantica. Se ne parlerà nei dettagli al vertice della Nato a Newport del 4-5 settembre, ma forse sarà troppo tardi.
Fonte:http://www.ilgiornale.it/